“Deficiente”: condannato il docente che apostrofa così l’alunno

Nello specifico, dunque, risulta accertato in fatto che l’imputato apostrofasse sistematicamente la vittima, allora appena dodicenne, durante le lezioni e comunque dinanzi ai compagni di classe, con epiteti dall’indiscutibile valenza ingiuriosa (“fetente”, “deficiente”, “coglione”, “fituso”, che sta per sporco, e “vucca aperta”, nel senso di stolto), ma anche umiliante, considerando la differenza di ruolo, oltre che di età, tra costoro. Deve, perciò, ritenersi corretta la qualificazione del fatto come delitto di “maltrattamenti”, ai sensi dell’art. 572 c.p.

Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 3459/21; depositata il 27 gennaio

 

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